Tra i tanti temi del cambiamento che si sono aperti in questi ultimi anni uno dei più forti è quello della digitalizzazione.
Il digitale sta cambiando tutto, lo vediamo chiaramente anche solo analizzando la classifica delle aziende più potenti del mondo: oggi tra le prime 20 ve ne sono ben 15 che appartengono al mondo digitale.
“Quando parliamo di digitale – ha ricordato Andrea Granelli, Fondatore di Kanso, nel corso di EFPA Italia Meeting (European Financial Planning Association), svoltosi a Firenze il 6 e 7 ottobre scorsi – non intendiamo solo l‘aspetto tecnologico, ma un ecosistema potente che controlla il mondo, influisce sulle elezioni, cambia i nostri comportamenti di lavoro, di vita. Quindi dobbiamo essere in grado di gestire la digitalizzazione e renderci conto che è definitivamente esplosa”.
In pochi anni, non più di una cinquantina, siamo passati dai primi computer che pesavano quintali e occupavano un’intera stanza agli smartphone, che pesano pochissimo e che con un consumo quasi nullo ci permettono di fare cose un tempo impensabili: dai social media all’e-commerce, dalla sicurezza dei pagamenti alla sensoristica (l’utilizzo di piccole componenti artificiali nel corpo umano).
Da questo si può evincere che per affrontare la rivoluzione digitale servono competenze non banali.
Il digitale ci permette anche di reinterpretare i nostri mestieri, facendoci fare le cose non solo in modo più veloce, ma anche in modo diverso.
Ha spiegato ancora Granelli: “Ogni quanto raddoppia la conoscenza dell’uomo? Per molti secoli non è mai raddoppiata. Ci metteva secoli. Adesso è un’esplosione. Prendiamo ad esempio un medico, non potrà mai riuscire a leggere tutti gli articoli che escono in un anno sulla sua materia. La domanda che dobbiamo farci è: siamo pronti ad affrontare questo cambiamento? La conoscenza che abbiamo acquisito ci basta?”
Ognuno di noi può rispondere a modo suo a questa domanda, ma non si può non considerare che la pandemia in qualche modo è stato un punto di non ritorno.
Prima del Covid il digitale era una grande opportunità. Oggi è un’assoluta necessità.
Molte aziende, anche piccole, hanno resistito alla pandemia grazie alla conoscenza del digitale (nella logistica, nel controllo da remoto…) che ha permesso di mantenere il contatto con i clienti.
LA FUSIONE DI COMPETENZE DIGITALI E ABILITA’ UMANE
Bisogna poi considerare che per “competenza digitale” non si intende la semplice alfabetizzazione digitale. Bisogna anche essere in grado di capire le implicazioni delle decisioni, intuire gli effetti collaterali, analizzare le precondizioni.
È un tema di educazione.
Serve un progetto di alfabetizzazione digitale che non si fermi solo alle basi, all’uso degli strumenti.
La competenza digitale deve metterci nelle condizioni di prendere decisioni e capirne gli impatti.
Quindi la vera sfida non è tanto automatizzare, introdurre tecnologia, ma trasformare il nostro comportamento e la nostra mentalità.
E questo è un tema che coinvolge le scienze umanistiche e l’intelligenza emotiva, perché riguarda gli esseri umani nella loro completezza.
Se consideriamo solo la parte tecnologica, codificabile, le macchine se la cavano anche meglio degli uomini. Ma allora cosa rimane agli esseri umani per essere bravi nel digitale?
Serve – appunto – un insieme di competenze che mettano insieme aspetti digitali e abilità umane.
Bisogna sapere discernere e capire quando si può usare il digitale e quando no. E questa è una capacità decisionale di livello superiore rispetto al saper usare uno strumento anche complesso.