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L’integrazione dei criteri ESG deve partire dal benessere delle persone

ESG

Sempre di più nelle aziende c’è la consapevolezza che la qualità del lavoro di ognuno sia strettamente legata al proprio benessere psicofisico.

Il well-being è la base del benessere di ogni persona che lavora, e va inteso in modo omnicomprensivo, quindi non solo come benessere della sfera fisica e psicologica, ma anche più in generale della sfera sociale, economica e professionale.

Poiché è ormai assodato che le strutture aziendali più efficienti sono proprio quelle con dipendenti soddisfatti e sereni, un approccio human centric che punti all’equilibrio fisico, psicologico e sociale delle proprie risorse sta diventando prassi consolidata.

Anche gli Obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu vanno in questa direzione, il welfare aziendale si lega infatti:

  • al goal 3 dedicato alla salute e al benessere,
  • al goal 8 per il lavoro dignitoso,
  • al goal 9 in riferimento all’innovazione aziendale
  • al goal 5 che sostiene la parità di genere.

E se pensiamo ad altri Obiettivi come quelli legati alla mobilità sostenibile o alla lotta contro il cambiamento climatico, ci sono aziende che offrono incentivi economici ai propri dipendenti che si recano a lavoro a piedi, in bicicletta o condividendo la macchina con uno o più colleghi in carpooling.

Altre realtà prevedono invece abbonamenti per il trasporto pubblico, oppure progetti per l’educazione ambientale.

Per restare all’attualità più recente, anche il PNRR sta aprendo nuove opportunità per la crescita dei servizi di welfare e wellbeing aziendale.

L’auspicabile integrazione dei criteri ESG è fortemente legata agli Obiettivi dell’Agenda 2030, e non può prescindere da una seria analisi su questo tema.

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